5.000 rpm, 140 km/h

La notte autostradale scivola sotto l’incedere costante della ZRX: questo è il passo per scorrere lisci.

Quando gira a 5.000 tondi tondi, il quattro cilindri Kawasaki spinge la ZRX a 140 km/h di tachimetro, che poi sono più o meno 130 effettivi. Ma io preferisco considerarli 140, la velocità sotto la quale sono troppo lento e oltre la quale si inizia a provare fastidio su una moto nuda e priva di ripari aerodinamici. Mi riferisco ovviamente alle trasferte autostradali. La strada larga, dritta e noiosa, scenario dei trasferimenti da A a B o quello che io chiamo “l’ascensore d’asfalto”. L’autostrada è solo fatica e noia, ma rimane la via più comoda nella maggior parte dei casi quando non si può spendere una giornata di statali. È la più veloce e, quasi paradossalmente, la più sicura nonostante l’idiozia imperante di chi ignora le distanze di sicurezza e la corsia di destra. La Kawasaki scorre a 5.000 giri costanti, potrei andare avanti così per ore. Arretro leggermente le natiche sul sellone, piego leggermente la schiena in avanti e la testa in giù. Sono più aerodinamico, nei limiti del possibile. Stringo il serbatoio con le gambe e scivolo via verso l’imbrunire. Prima di partire, mentre allacciavo alla bene e meglio le borse flosce ai fianchi della ZRX, pensavo, come ogni volta, che c’hanno ragione quelli che si prendono le turistiche vere, le GS e affini: comode anche in due, con le loro valigie rigide sono sempre pronte al viaggio. Ma ora no, non lo sto pensando, la ZRX è la mia moto, con lei posso fare tutto con semplicità e con “presenza”. Me ne separerò un giorno, forse non fra molto chissà, ma per ora è stato il più bell’affare che abbia mai fatto. Da quando ce l’ho non c’è stato un momento in cui sia apparsa in difficoltà. Nemmeno stanotte, nemmeno dopo ore di autostrada, nemmeno se per una volta non sto pensando a lei ma soltanto ad arrivare.

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