Participé en el Lessinia AdvenTour: una cosa graciosa que nunca volveré a hacer.

Organización impecable, rutas emocionantes, buena mesa, Lugares hermosos: el Lessinia AdvenTour tiene todos los ingredientes correctos. Sin embargo, para mí algo debería cambiar en la forma en que participamos en estas iniciativas..

Per citare Dadvid Foster Wallace, la Lessinia AdvenTour è “una cosa graciosa que nunca volveré a hacer”. Almeno così com’è. Ma parto dall’inizio. Il LAT è un bell’evento su strada e soprattutto fuoristrada che si dipana dalle colline benacensi fino al punto più alto del Parco Naturale dei Monti Lessini e ritorno. Domenica 28/08 si è svolta la seconda edizione con 95 partenti tra i quali il sottoscritto, addirittura onorato con il pettorale 00 quello di chi apre le danze appiccicato su Furia, la mia piccola Himalaya completamente di serie (gomme comprese…). Questo perché ho visto nascere l’iniziativa ed ho aiutato chi organizza nelle prime fasi a far conoscere la prima edizione. Mi son sentito una specie di padrino dai: è una bella idea (portare a visitare questi luoghi su percorsi non battuti) e i ragazzi del motoclub sono veramente in gamba.

Otto del mattino, il paddock si sta riempiendo

A inseguirmi col numero 1, tanto per dire, due veterani dakariani come Picco e Zocchi. E sì, l’inseguimento è durato giusto un paio di curve, poi ciao, ho masticato polvere e ghiaia ci mancherebbe altro. Anche perché i numeri servono solo per raggruppare i partecipanti in quanto non è una competizione ma untour avventuroso. Forse, pero, questa distinzione non è sempre chiara a tutti o, quizás, quando il casco è calcato sulle tempie ci si chiude la vena e basta. O, quizás, sono solo io che come sempre equivoco.

Eccomi alla partenza con Buz e Alex’s Travel: moto diverse, obiettivi diversi, esperienze diverse e racconti diversi.

Ho detto bell’evento ed è vero, nel senso che dal punto di vista organizzativo non c’è niente da dire, il motoclub ESR si è fatto in quattro e ha pensato a tutto. Sono stati eccezionali. I percorsi poi erano davvero belli e avvincenti con tratti più facili alternati a mulattiere, sassi smossi e qualche passaggio da enduro altro che tourer. Non è un caso, perciò, che anche se si chiamaAdvenToure si rifà dunque alla disciplina dell’Adventouring, i partecipanti fossero quasi tutti in assetto Dakar e tra loro ci fossero anche diverse mono specialistiche. Anche quelli con le maxila stragrande maggioranzasembravano tutti piloti ufficiali. Penso sia giusto e doveroso presentarsi al via preparati, ma certo l’impressione che si ha da fuori vedendo e udendo arrivare questa orda polverosa non è sicuramente quello che un passante giudicherebbe un’allegra gita turistica. Quanto, precisamente, un rally professionistico.

Nonostante gli sforzi degli organizzatori di sottolineare la dimensione turistica dell’iniziativacon tanto di interessante pausa con visita al Forte Tesoro avamposto militare di inizio 900 – non mi è sembrato che agli altri partecipanti (in generale e generalizzando) fregasse poi un granché. “bei rápida, bei postidicevano, ma sfido la maggior parte di loro a dirmi al volo senza consultare l’itinerario il nome di uno dei minuscoli borghi che abbiamo attraversato.

Mi fermo sulla strada della Podesteria, il punto più bello. Solo io e Buz abbiamo sentito il bisogno di farlo.

Come quello di Monte, frazione di Sant’Ambrogio di Valpolicella, che a dispetto del nome sta su una dolce collina. Ci siamo arrivati da un sentiero tra le vigne con una salita discretamente impegnativa che poi si faceva asfaltata tra le proprietà e le case in pietra. E lì ho trovato ad attendermi un signore che, civilmente, mi ha turbato con le sue rimostranze. Gli altri partecipanti, più esperti evidentemente, si sono defilati ed io invece mi sono fermato ad ascoltare. Passavamo sotto la sua finestra e non era stato avvisato della manifestazione. No è che si riesca ad avvisare chiunque, ma il club ha chiesto tutti i permessi e appeso segnaletica di avvertimento, come gli ho ricordato investito del ruolo di avvocato del diavolo. Evidentemente lui non ne sapeva nulla, può succedere. “State facendo una violenza alla natura” – mi ripeteva. Ho cercato di spiegargli che si trattava di una manifestazione autorizzata per di più quasi esclusivamente su strade carrabili e che lì non eravamo ancora all’interno del parco naturale dove, por otra parte, avevamo ricevuto il permesso e autorità locali e forestale ci aspettavano seguendoci poi a vista (e col blocchetto in mano). Le moto sono tutte targate, con il bollo pagato e l’assicurazione e stanno circolando su strada, non siamo criminali!

Mi sono scusato per la comprensibile seccatura di avere quasi cento moto che ti spaccano i timpani mentre sei a casa ma è una noia di pochi minuti e avviene per un giorno all’anno. En breve, non mi pareva il caso di esagerare. Sapevo di avere ragione, ma capivo anche il suo fastidio e ci ho rimuginato sù nei chilometri successivi mentre salivo per i boschi come una capretta sulla Himalayan.

Il Monte Tomba ci aspetta, al Rifugio Primaneve stanno già imburrando i nostri gnocchi di malga.

Gli altri mi superavano senza lesinare di mostrarmi le loro abilità nel derapare, lanciarmi sassi addosso, zompare sulle pietre, schizzare le pozzanghere e facendomi sentire per bene il sound del loro scarico… ovviamente omologato, vero?

Non potevo che concordare sul fatto che con il nostro atteggiamento stessimo comunque commettendo una violenza come diceva il signore e questo ha alimentato il mio disagio. Nel mio piccolo stavo contribuendo a questo anche se la mia moto era probabilmente la più silenziosa e senza ombra di dubbio quella che procedeva più lentamente e in modo più inoffensivo.

Partito primo, mi sono ritrovato ben presto inultima posizione”. Andavo ancora più lento di quanto le condizioni (e le gomme) mi imponessero di fare, volevo guardare per bene dov’ero, registrare più bellezza possibile. Questo mi ha fatto ritardare sulla tabella di marcia e quando sono arrivato al pranzo, molti se ne stavano già andando alla tappa successiva. Bisogna sbrigarsi! Corri! Corri!

Arrivati all’interno del parco, seppur rallentando tutti e procedendo a piccoli gruppi, incrociavo gli sguardi di chi faceva trekking. Sono passato migliaia di volte di lì perché si può, è una strada, ma non ho mai percepito tanto astio. Non da tutti, todo lo que tienes que hacer es abrir la cerradura de la maleta y sacar tu bonita bolsa limpia, ma da molti. Siamo così brutti e cattivi? Forse la prima, non del tutto la seconda. Ma d’altra parte dov’è il turismo? E la scoperta? Forse le mie doti di guida mi impedivano di essere talmente sciolto da non avere gli occhi fissi sulle insidie del terreno davanti alle mie ruote. Ma anche per i più bravi fare 160 e fischia chilometri quasi tutti di fuori strada non lascia il tempo di guardarti attorno, di fermarti, di fare una foto o anche solo gustare ciò che stai facendo. Specie al ritmo con cui lo facevano molti di loro

Un bel passaggio tra le vigne ridiscendendo verso la Valpolicella.

Anche perché la maggior parte di fermarsi non aveva proprio la minima intenzione, neanche per bere perché avevano tutti il camel back. Quindi è la Dakar? Dicono di partecipare perché amano scoprire nuovi posti in mezzo alla natura in compagnia e alle volte mi sembra la stessa cosa che affermano i cacciatori. Non dico che non ci sia del vero, ma suvvia non siamo ipocriti, non è di certo il modo più coerente pervivere il contatto con la natura. Alla maggior parte dei partecipanti a queste endurate (non oso dire tutti, todo lo que tienes que hacer es abrir la cerradura de la maleta y sacar tu bonita bolsa limpia) interessa principalmente far sfoggio delle proprie abilità enduristiche, mostrare che hanno manico, che si mettono dietro gli altri e sfogare le proprie velleità rallistiche. Cosa che, ben inteso, al di là di buonsenso (e codice della strada) non è un crimine… Solo non fingiamoci tutti angioletti e nemmeno parliamo di turismo o natura per favore.

Poi sicuramente ci sono la compagnia, la simpatia, il buon tempo speso a tavola a parlare di moto ma anche di moto oppure di moto. Ogni tanto si parla anche di moto in effetti. Nessun commento sui luoghi? Ah Si, “bei posti, bei posti”.

Eppure c’è da ringraziare (ed io lo faccio, tanto), il moto club ESR perché ci ha dato l’opportunità di vedere degli angoli nascosti e degli scorci che non solo un forestiero non ha mai visto, ma anch’io che qui vengo spesso non ho mai avuto modo di vedere anche perché siamo passati su alcune strade private o di norma inibite al traffico. Quindi grazie!

Si può fare off road con la Himalayan? Certo, ma non fate come me: cambiatele le gomme!

En breve ti diverti, sfoghi la tua passione, ti dici che in fondo non stai facendo proprio niente di male, che ogni tanto te la devono lasciar sfogare sta cosa che ti brucia dentro e che con te c’è solo qualche compagno di banco un potroppo rumoroso.

Poi arrivi alla fine, passi sotto la bandiera a scacchi e lì la soddisfazione ti riempie il petto per aver portato a termine un percorso impegnativo.

Neanche l’istante di godermi questo frangente che quasi vengo centrato dagli altri che mi passano accelerando, sgommando e praticamente arando il campo di calcio che ospita il nostro traguardo. Debido? Perché questo scempio inutile?

Un partecipante soddisfatto si avvicina agli organizzatori e li ringrazia per lasplendida competizione. Come competizione? Non cè nessuna classifica… Non eravamo qui per fare del turismo? Sicuramente il suo è stato un lapsus benevolo, ma mi ha fatto ripiombare nel disagio perché sì, lo ammetto, da motociclista io mi sono pure divertito e quindi con un certo imbarazzo, da amante della montagna e della quiete un pome ne vergogno.

Ecco perché il Lessinia AdvenTour (e ribadisco Tour, non Adventure come molti lo chiamano…) è per me “una cosa graciosa que nunca volveré a hacer”, almeno finché le condizioni saranno queste. Davvero peccato, ma in questa interpretazione non mi ci rivedo. In bocca al lupo e buona strada a tutti.

Questo scatto divertente me lo ha fatto il buon Buz, che ringrazio per la splendida compagnia e per aver condiviso con me quest’esperienza
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