Ladakh capitolo 6: monasteri e il Kashmir

Ladakh e Kashmir nomi così esotici e così vicini tra loro. Prendiamo la moto e di monastero in monastero li attraversiamo e…

Ladakh: nei giorni seguenti da Leh ci spostiamo in direzione del Kashmir. Dalla capitale ladaka parte una strada pressoché dritta e ben asfaltata che punta a ovest. La percorriamo a gas spalancato superando i camion militari che sputano gasolio incombusto. Alcune curve animano i nostri pruriti racer, ma ben presto la sabbia e la ghiaia ci portano a più miti consigli. Rimaniamo affascinati a guardare l’incrocio tra i fiumi Indos e Zanskar, prima di raggiungere lo storico ed emozionante monastero di Alchi. Seguiamo ancora il fiume Indos alla volta di un altro monastero di rilievo, quello di Lamayuru. La strada si inerpica, il caldo e la siccità si fanno sentire mentre ammiriamo le spettacolari rocce modellate dal vento che in questo punto del Kashmir assumono il colore dell’oro in un paesaggio lunare. Ridiscendiamo su un costone a picco, il fiume, prima grande e vigoroso, da quassù appare piccolo e lontano, eppure sulla cartina siamo sempre nello stesso punto: come tanti prima di noi rimaniamo ammaliati dal Kashmir, una regione arida e affascinante che strega con l’azzurro del cielo e l’oro della sua terra. Da dentro il casco non posso non canticchiare il famoso riff dei Led Zeppelin, mentre le nostre Royal ci portano attraverso la Aryan Valley, una delle valli che si spingono più a settentrione, verso il Pakistan. Arriviamo a una manciata di chilometri dal pericoloso confine, sostiamo per la notte a Beema, vicino a Dah, e notiamo l’effettiva diversità dei tratti somatici della sparuta popolazione di questa vallata, nota appunto per l’aspetto ariano. La stanchezza si fa sentire, brindiamo alla nostra avventura che raggiunge qui il punto più lontano dalla partenza: al mattino si gira la moto e si torna indietro.

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