Ladakh capitolo 5: Leh, il Khardung La e la Nubra Valley

Ladakh: ripartiamo da Tsomo-Riri e raggiungiamo la città di Leh, cuore ladako. Di qui saliamo sul passo carrozzabile più alto del mondo, il Khardung La e davanti a noi si apre lo spettacolo della Nubra Valley.

Dal lago Tsomo-Riri alla capitale ladaka è un lungo viaggio che ci impegna un’intera giornata. Per coprire gli oltre 200km impieghiamo più di 10 ore, non solo per la velocità media infima a cui ci costringe il fondo stradale in alcuni tratti, ma soprattutto a causa dei convogli militari – si tratta di una strada ricostruita quasi annualmente dall’esercito che qui ha alcune basi – e dei lavori in corso frequenti che ci costringono a soste prolungate per la detonazione delle mine. Tuttavia il morale della ciurma è buono mentre risaliamo l’imponente fiume Indos, e il caldo torrido è reso sopportabile dalla vista di questa incredibile vallata, una tra le più variopinte che si possano ammirare in Ladakh. In alcuni punti, infatti, la roccia assume un colore violaceo che appare quasi innaturale. Per renderlo ancora più spettacolare, madre natura ha deciso di accostarlo ad altre rocce di color verde smeraldo! Si tratta di una visione in technicolor che ci proietta in un film fantasy, ma è tutto vero. Altre frequenti soste le richiedono le nostre Royal Enfield, che in questo viaggio non si fanno apprezzare per l’affidabilità.

Raggiungiamo Leh all’imbrunire e dopo giorni di desertico silenzio ci appare come una metropoli. In realtà è un centro abitato paragonabile a un nostro paese di provincia, ma qui in mezzo è una vera città con tutti gli agi e i disagi. Rimaniamo immediatamente impressionati dal traffico, disordinato come nel resto dell’India, e soprattutto dallo smog! Si tratta di un problema già serio per il Ladakh che, sotto l’impulso turistico oltre che quello dell’esercito che qui ha molte basi, ha visto crescere rapidamente il livello di inquinamento.

Leh tuttavia ci appare frizzante: le vie principali brulicano di negozietti che vendono pashmine del Kashmir, amuleti tibetani, t-shirt e attrezzatura sportiva delle migliori marche, contraffatte. I negozianti invitano a entrare accendendo il generatore di corrente che dà luce al locale e pressano il visitatore anche se sempre in maniera garbata. Da buoni italiani non possiamo farci sfuggire un’insegna che appare come un miraggio: “Pizzeria Il Forno”. Oggi Leh è anche questo! Ci prendiamo dunque un giorno di riposo per conoscere meglio il capoluogo e coincidenza vuole che lo stesso giorno ci sia in visita il Dalai Lama che ha qui vicino una residenza. Anche noi ci uniamo alla folla di fedeli che lo attendono all’uscita di un Gompa entrando così maggiormente in comunione con la popolazione locale.

Dopo una bella dormita in uno dei migliori hotel della città (dotato persino di connessione internet!) ci rimettiamo in moto con uno degli obiettivi di questo viaggio: valicare il passo più alto del mondo, il Khardung La!

Affrontiamo i 40 km e i 2.000 metri di dislivello che separano Leh dal passo a testa bassa e gas spalancato (con le RE si fa per dire…). I primi 20 km la strada è in buone condizioni, ma poi diventa disastrata. La polvere bianca finissima si infila nelle nostre narici e nei nostri occhi e le buche sconquassano le nostre vertebre. A pochi chilometri dalla vetta la mia RE mi gioca un tiro mancino a causa del carburatore. Dopo una riparazione di fortuna riparto, ma pochi metri più su il carburatore cede di nuovo. Lo cambiamo al volo, siamo a circa 5.000 metri e il fiato è corto anche solo per girare una vite, ma a questo punto non ho la minima intenzione di rinunciare al traguardo. Ripartiamo e questa è la volta buona, tocchiamo il tetto del mondo, a 5.603 metri di quota! Attorno a noi le cime più alte della terra sembrano a portata di mano, ne vediamo la sommità. Dai ghiacciai ci sembra arrivi il freddo del gelo perenne. Scendiamo dal lato opposto e dopo una ventina di chilometri da enduro, ci addentriamo nello spettacolo della Nubra Valley. Ci avevano detto che sarebbe valsa la pena, ma quello che vediamo ci sbalordisce: un vero e proprio deserto punteggiato di oasi verdi rese possibili dallo scorrere del tumultuoso fiume Shyok. Risalendo la vallata scopriamo che la potenza del fiume si placa e genera una miriade di rivoli che danno vita a un acquitrino. Risalendo il costone si scopre un Gompa di recente costruzione sormontato da un Buddha gigante alto 30 metri che si vede a chilometri di distanza. Pochi chilometri più a nord, lungo la vallata, invece si incontrano le dune di sabbia, diventate un’attrattiva della zona. Qui ci si raduna, oltre che per ammirare l’insolito spettacolo di un deserto a circa 3.200 metri, per bivaccare, stare in compagnia o fare un giro in groppa ai cammelli, come fossimo nel Sahara.

Passiamo la notte in un fantastico campo tendato e il giorno dopo affrontiamo nuovamente il Khardung La per tornare a Leh. Inutile precisare che nuovamente il carburatore della mia RE fa le bizze e sono costretto a una lunga sosta riparatoria. Guadagnare nuovamente il passo è una nuova conquista.

2 comments
  1. Ciao!! Volevo chiederti qualche info. Avete avuto problemi con la mafia locale? Leggo in giro che crea problemi con moto noleggiate al di fuori di leh. I permessi per la Nubra Valley sono difficili da richiedere? O si possono prendere il giorno prima? Grazie

    1. Ciao. Nessun vero problema anche se abbiamo notato che iniziava questo “fenomeno”. Mi dicono che da allora le cose siano peggiorate e che in pratica sia consigliabile prendere la moto a Leh. I permessi per la Nubra li abbiamo presi tramite la guida locale, mi spiace ma non ricordo di preciso quanto tempo prima. Non vorrei sbagliarmi ma credo due giorni. Perché siamo arrivati a Leh, siamo rimasti fermi un giorno in giro per la città e poi siamo andati alla Nubra (vado a memoria, potrei sbagliarmi).

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