Ho provato il motore Polini EP3+

Ho provato il nuovo motore per e-bike della Polini, l’EP3+ tra i più compatti e prestazionali e ora ancora più raffinato e gestibile.

Per chi non segue il mercato delle bici elettriche, Polini è sinonimo di piccoli due tempi che urlano sguaiati, di Vespe e Zip che vanno come aerei e di piccole minimoto su cui tanti campioncini diventano piloti. Eppure l’azienda bergamasca è stata tra le prime realtà italiane a credere nel nascente settore delle e-bike realizzando una tecnologia proprietaria all’avanguardia. E soprattutto è riuscita a farlo senza tradire ciò che l’ha sempre resa famosa, ovvero la ricerca delle prestazioni.

Elettrico sì, ma sotto il segno di Polini

Presentato nel 2016, il motore EP3 si è fatto subito apprezzare per le dimensioni e il peso contenuti e per la presenza di tutti i sensori possibili. Insomma, è stato da subito un prodotto di alta gamma. Polini non è entrata in questo mercato “tanto per fare”, ma per poter dire la sua.

Ora è arrivata la versione EP3+: 2.950 gr, larghezza tra le più contenute sul mercato, 75 Nm di coppia per la versione Road e 90 Nm per quella MX dedicata alle mtb che è poi quella che ho provato io.

Si può scegliere tra 5 diverse mappature: Touring per una maggiore autonomia e una pedalata più dolce, Dynamic per un’erogazione più sportiva ma un feeling della pedalata comunque “naturale” e Race che è il setup messo a punto nel Campionato World Series e nell’Italiano FMI, nei quali sta mietendo successi. A queste si aggiungono due mappature completamente personalizzabili via bluetooth tramite l’applicazione che verrà rilasciata a breve.

Per ogni “riding mode” possiamo decidere tra 5 livelli di assistenza del motore da 1 a 5 in ordine crescente il che, abbinato al cambio meccanico della bici, consente di affrontare realmente qualsiasi situazione. La gestione software è un altro dei fiori all’occhiello dell’EP3+. Il “Polini Dynamic Control” è stato messo a punto per offrire precisione nella gestione della coppia, reattività nel seguire le variazioni di pedalata, un minor tempo di risposta e un’assistenza attiva fino a 120 rpm. Ok, queste sono le presentazioni, ma veniamo a noi.

Reattività controllata

Per l’occasione Polini mi ha fornito una Fulgur Tora. Il marchio italiano è ancora poco noto ai più ma sta facendo breccia tra gli appassionati con bici d’alta gamma personalizzabili. Basti pensare che la Mula, modello top di gamma, è una enduro con telaio full-carbon, forcella Ohlins 160 mm, pesa appena 20 kg. Anche la più “economica” Tora è assemblata a mano dall’azienda di Ceriano Laghetto (Monza-Brianza) e ha geometrie da enduro, ma il telaio è in alluminio e la componentistica più “abbordabile” per un peso – comunque molto buono – di 24 kg.

Tra i motivi del successo della Fulgur c’è sicuramente l’aver scelto il powertrain Polini, riconosciuto tra i più performanti. E i risultati sui campi di gara lo stanno dimostrando.

Capite bene che da pedalatore occasionale più incline al turismo che al racing salgo in sella con un certo timore reverenziale, ma trovo subito confidenza. D’altra parte si sa che al lusso ci si abitua in fretta. Inizio con la mappatura Touring e con un tratto in salita asfaltato bello ripido. All’aumentare della pendenza aumento anche l’intervento del motore e raggiunto il suo massimo non faccio quasi alcuno sforzo. Nonostante la coppia erogata, la risposta si mantiene dolce anche quando inizio a mettere le ruote sulle foglie bagnate e sul fango. L’effetto è simile a quello di un controllo di trazione e la ruota non pattina.

Allora passo a Race e qui la musica cambia. La reattività aumenta in maniera evidente e la potenza a disposizione è tanta, occorre prenderci la mano. La perdita di aderenza però va ricercata. Tradotto, per sgommare bisogna impegnarsi più che in passato perché la risposta è meno brusca. Evidente, però, che per la mappa Race bisogna trovare il giusto equilibrio, ci vuole esperienza perché il sostegno del motore si fa sentire e si rischia di perdere naturalezza nella pedalata se non si è abituati alle corse come il sottoscritto.

Apprezzate le doti di potenza e software, decido di passare dunque a Dynamic che si preannuncia come la giusta via di mezzo per divertirsi in mezzo al bosco anche con il fango. Intervengo sulla pulsantiera e apprezzo l’intuitività e completezza del display da 2,5″ ben dimensionato e visibile anche al sole grazie all’adattamento automatico di colori e luminosità.

Dynamic è effettivamente il setup che fa al caso mio: riesco a sentire la pedalata, a fare la giusta quantità di sforzo in modo molto naturale e allo stesso tempo ad andare molto più veloce.

Riconsegno la Fulgur ai ragazzi di Polini un po’ infangato e sorridente. Purtroppo la brevità della prova non mi consente di fare alcun rilevamento sul consumo della batteria da 504 Wh. Ora che iniziavo a prendere confidenza avrei voluto capire l’efficienza del sistema, ma sarà per un’altra volta. Mi porto comunque a casa la consapevolezza che Polini pur rappresentando ancora una scelta di nicchia all’interno del panorama dei motori per e-bike dominato dai grandi player tedeschi e asiatici, propone un prodotto all’avanguardia ed efficace che sa essere al contempo specialistico e sfruttabile anche dal ciclista della domenica. Quindi perché non preferirlo?

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