La fretta ti fotte – Ferro magazine n° 17

Una vita che ci sentiamo dire che la velocità è la nostra assassina. È ora di smetterla: a fregarci è la fretta, non la velocità.

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Porto molto di rado l’orologio. Non si tratta di una scelta estremista, di voler evitare gli status symbol ad ogni costo. Non lo faccio neppure per imitare Peter Fonda anche se, lo ammetto, ogni tanto dico che è così. Lo faccio perché ho un conto aperto con il tempo. Non ci stiamo simpatici, o perlomeno, a me il passare del tempo sta proprio sulle balle. Se ricordi affrontai la questione già poco più di un anno fa, sul numero 5 di Ferro.

Ma anche se non porto l’orologio al polso, su tutte le moto moderne, quelle con il display digitale, hanno pensato bene che ci servisse l’orologio. Anche sulla mia, che del resto ha solo 9 anni ed è ancora una bambina, basta un tasto e puoi leggere l’ora. Quando ho qualche appuntamento o senza accorgermi sono via da ore a godermi la vita, è comodo aver qualcosa che ti riporta ai tuoi obblighi sociali. Così butti un occhio lì dopo il trip parziale e sai che sei in ritardo. Quindi scali un paio di marce e dai gas a manate. In fondo non aspettavi che una scusa per farlo.

Inizi ad andare forte, ma non quel forte che non sai gestire. Vai a quella velocità che tu, con la strada libera, sai di poter mantenere serenamente e senza patemi se non esistesse altro umano su questo pianeta o almeno sulla tua rotta. Così chiunque si frapponga tra te e la tua media ideale per raggiungere il tuo appuntamento diventa un’irrimediabile seccatura. E ne incroci parecchie: automobilisti, pedoni, ciclisti, tir, furgoni… “Tutti adesso? Tutti qui?” Ti dici nel casco.

Vanno tutti tremendamente piano, sono ostacoli. Un occhio al tachimetro e in fondo non stai sgarrando di tanto. Inizi a superare, che tanto non è che stai facendo i mille all’ora, sono loro le lumache. Se conosci la strada poi inizi a prenderti delle licenze perché sai già cosa ci sarà dopo quella curva. In genere la fai piano, perché sei uno prudente e bla bla bla, ma ora sei in ritardo. Solo per stavolta, ti dici, vado un pelino di più che tanto con la mia bimba sta strada la saprei fare al triplo della velocità. La fretta abbassa la tua soglia di paura.

Su quel tratto c’è riga continua, ma è un lungo rettilineo non vorrai star dietro a questo camion di pollame. Lo superi e quando sei in piena accelerazione ti ricordi che lì, sulla destra, c’è una via di immissione. In genere la paura di quell’incrocio ti porta ad aspettare per il sorpasso, ma stavolta c’hai fretta. Vabbè, speri non arrivi proprio qualcuno ora. E invece arriva ed è un altro che, come te, ha guardato l’orologio e ha fretta. Quindi non aspetta che passi il camion come dovrebbe, parte prima.

Non so te, ma sono stanco di sentirmi dire che le moto sono pericolose e che la velocità uccide. Quando ripeto alla nausea “dai gas responsabilmente” intendo dire proprio questo: non farti fottere dalla fretta. Mantieni sempre un po’ di sana paura, perché quello è spirito di conservazione.

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