Italia Australia in moto e ora si riparte con i figli

Dall’Italia all’Australia su due moto. Nel frattempo arriva un bimbo e poi una bimba. La carovana aumenta, ma non si ferma, anzi riparte. Ho intervistato Annamaria e Stefano, alias PercorrendoInDue, ora in viaggio con i figli.

Che bella l’Australia, che ricca l’Australia. Quanti sogni oggi sono rivolti al quinto continente, a quell’enorme isola aspra e lontana dove l’economia gira, le città sono moderne e la natura è selvaggia. Dall’altra parte del mondo, in tutti i sensi per noi. Il viaggio in moto di Annamaria Renis e Stefano Pingue di www.percorrendoindue.com è iniziato qui, in Italia, e si è fermato proprio lì in Australia. Che detto così sembra proprio dietro l’angolo, ma in mezzo c’è tanto mondo e tanta vita.

Dopo una sosta di quasi 4 anni, quel viaggio, che non si è mai fermato veramente, riparte con non pochi cambiamenti, a partire dall’equipaggio. A Laskan, il loro primogenito nato nel 2013, cinque mesi fa si è aggiunta la piccola Olivia. Le due Kawasaki KLE 500 con cui hanno affrontato più di un anno di viaggio sono state sostituite da “Digger“, la Toyota Land Cruiser Troop Carrier che per sei mesi li porterà a scoprire il territorio australiano e la Tasmania.

australia in moto percorrendo in due ora proseguono in auto con i figli

Mentre scrivo queste righe per raccontarvi brevemente la loro storia, Annamaria e Stefano hanno ripreso il viaggio e stanno girovagando per l’Australia sul loro 4×4 assieme ai due piccoli: li puoi seguire giorno dopo giorno sulla loro pagina Facebook.

Sono riuscito a scambiare due chiacchiere con Stefano prima della loro nuova partenza:

Come siete “finiti” in Australia?
A dire il vero la nostra meta era Nuova Delhi. Ma una volta arrivati abbiamo deciso che non ci potevamo fermare e tantomeno tornare indietro. Siamo rimasti in India per 3 mesi, giusto il tempo di prendere un paio di infezioni intestinali e racimolare qualche soldo. Lavorando abbiamo guadagnato abbastanza per recuperare quanto avevamo speso per visitarla (prima sono stati anche in Sri Lanka ndr) e andare anche in Nepal.

Una foto pubblicata da PERCORRENDO in DUE (@percorrendoindue) in data:

E da lì, siete andati in Australia?
Prima ci siamo sposati a Kathmandu! Poi siamo passati per Thailandia, Laos e Malaysia… Da qui abbiamo preso il volo più economico per l’Australia e il 18 marzo 2012 abbiamo messo piede a Perth.

E poi cos’è successo?
Abbiamo cercato un lavoro! Avevamo 30 euro in tasca e 1 anno di Working Holiday Visa, il visto che ti permette di lavorare e viaggiare. In 3 giorni abbiamo trovato entrambi lavoro. L’obiettivo era quello di trovare i soldi necessari per ripartire verso il Sudamerica dopo aver visto Tasmania e Nuova Zelanda e infine raggiungere l’Alaska.

Un obiettivo da ridere… Come vi mantenete?
Io sono cuoco, ho iniziato a 14 anni. In Italia ho avuto la fortuna di lavorare in alcuni ristoranti molto importanti e fare un’esperienza molto preziosa all’estero. Annamaria, dopo la laurea in architettura, ha iniziato a tatuare, ormai lo fa da dieci anni e ha trovato lavoro in uno studio qui a Perth.

Nel frattempo, però, sono passati 4 anni. Siete diventati stanziali! Battute a parte come siete riusciti a rimanere?

Il mio datore di lavoro mi ha fatto da sponsor e questo mi ha dato la possibilità di lavorare per 3 anni qui. Da qualche mese siamo diventati “permanent resident” il che significa che siamo dei semi-cittadini australiani. A febbraio 2017 io, Annamaria e Laskan dovremmo ottenere la cittadinanza. Olivia ha già fregato tutti: ce l’ha già perché è nata una settimana dopo il riconoscimento.

Una foto pubblicata da PERCORRENDO in DUE (@percorrendoindue) in data:

Che facce fanno quando dite che siete arrivati in moto dall’Italia?
Beh… facce incredule, anche se ormai di viaggiatori ce ne sono tanti con i mezzi più disparati. Allo stupore seguono le classiche domande, per molti è incredibile quasi spaventoso prendere e andare. A noi, invece, faceva molto più paura restare in un posto a lungo anziché partire. Ammetto che quando parti ma non hai certezza sulla meta e sulla data di ritorno un pochino la cosa possa spaventare… ma a parte questo dico sempre che il cielo è blu ovunque, le persone sono più o meno uguali ovunque e… le malattie esistono ovunque!

Specie in India…
Soprattutto in India sì!

è stata quella la parte più dura?
Sì, ripensandoci oggi direi che è stata la parte più dura. In 3 mesi ci siamo ammalati due volte ciascuno per intossicazioni alimentari. Abbiamo lavorato 1 mese, sempre facendo i nostri lavori e ci siamo autofinanziati il resto dell’esplorazione in India e tutto il Nepal. La vita qui non è per niente facile, specie nella parte sud. Molto diversa salendo verso il nord, una realtà più strutturata. In più c’è una difficoltà col cibo: tutto è piccante. Subito può piacere ma dopo tre mesi non ne può proprio più. Altro problema è poi la guida: qui rischi veramente la vita ad ogni angolo, oltre che impegnativo è pericoloso.

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Spesso a fine giornata faccio un bilancio di come è andata. Alle volte quando sono in viaggio, però, non mi viene naturale farlo perché so già che è stata una giornata positiva. Ti capita lo stesso? Se ti guardi indietro cosa vedi?
Sì capita di riflettere sulla giornata, ma direi più che altro quando è successo qualcosa di particolare. A dire il vero non stiamo troppo a pensarci su. Se siamo a casa è stata un giornata di preparazione al viaggio, se siamo in viaggio magari ci soffermiamo su qualcosa che è successo come un’imprudenza alla guida o una discussione. Se guardo ai giorni e ai chilometri passati, sento che è stata un’esperienza intensa, ancora più grande di quanto potessi immaginare. Ad esempio rimanendo qui in Australia abbiamo avuto l’opportunità di vedere la vita da un altro punto di vista, quello di una coppia di immigrati arrivata con pochi euro in tasca. Non essere un vero cittadino ti fa capire un po’ di cose su come comportarti o come immaginarti il tuo futuro…

E il vostro futuro dove punta?
Per ora cerchiamo di vivere appieno e al meglio questi 6 mesi sul nostro Digger; è un test perché è la prima volta che viaggiamo in auto e soprattutto con Laskan e Olivia. Loro sono ancora piccoli (2 anni e mezzo e 5 mesi ndr), ma vogliamo vedere come cambiano i nostri equilibri familiari sopra quattro ruote… Poi nel 2018 potremmo riprendere il cammino verso le Americhe su una moto e un sidecar…

Com’è viaggiare con due bimbi?
Beh ancora non lo so bene, ti posso dire che gli ultimi giorni di preparativi sono stati un delirio! Ogni due secondi mi chiedo chi cazzo me l’ha fatto fare! L’auto ci farà da casa e non sarà semplice. Non ci siamo prefissati obiettivi, si tratta di una prova per conoscere le reazioni di tutti noi 4 ora che viaggiamo tutti assieme sulle stesse ruote. Sarà un viaggio di 6 mesi, ma se fosse troppo impegnativo per i bambini siamo pronti a cambiare il piano in corsa. Dobbiamo prendere il ritmo, ma se questo diventasse stressante per loro ci fermeremo.

Una foto pubblicata da PERCORRENDO in DUE (@percorrendoindue) in data:

In molti sognano di partire, di vivere viaggiando, ma poi si lasciano abbattere dalla mancanza di certezze. C’è qualcosa che sentite di dire loro?
Il crederci fino in fondo è già di per sé un traguardo. Spaventa molto il dover lasciare una stabilità. La paura di non poterla più trovare ci può paralizzare. Bisogna essere lucidi, ma bisogna anche lasciarsi andare. Se uno vuole qualcosa allunga la mano e se la prende. lo abbiamo voluto, ci abbiamo creduto anche quando non era semplice, quando mancavano i soldi o stavamo male. Fare una cosa come questa non è facile in quanto si è da soli, si inizia mille volte da zero, si deve prendere tutto da capo, si conta sempre solo sulle proprie forze e bisogna essere pronti a sacrificare tutto per farlo.

Giusto, il sacrificio, in quanti sono pronti a sacrificare ciò che hanno? Credo sempre meno. Ti va di fare qualche esempio di cosa significhi il sacrificio?
Sarò banale, ma per viaggiare servono soldi e non te li dà nessuno. Io e Annamaria abbiamo risparmiato il più possibile, lavorato prima di partire e poi durante il viaggio privandoci del superfluo. Ma era superfluo! Lo possiamo fare tutti. Ci sono stati certo momenti difficili e di sconforto e sempre ci saranno, ma se rimani a casa forse non ci sono? Siamo arrivati in Australia con 30 euro e posso dire che in 4 anni abbiamo messo da parte la cifra che ci serviva nonostante tutte le spese di una vita normale, i due bimbi, i visti eccetera. I sacrifici sono gli stessi che fanno tutti anche a casa. Esempi pratici: lavorare 18 ore al giorno per tre anni con un solo giorno di riposo. Quando è nato Laskan ho ridotto la mia paga e cambiato l’orario: iniziavo alle 4 del mattino per poter avere il pomeriggio libero e dare il cambio ad Annamaria che così poteva lavorare nello studio di tatuaggi. Ci incrociavamo, un cambio volante.

Dai che si è fatto tardi… fra quanto partite?
Fra due ore.

Allora ti lascio, tutto pronto?
Più o meno.

Fa caldo?
Direi di no… qui è pieno inverno e fa un freddo cane! Per fortuna ci muoviamo verso nord, lì sarà più clemente.

Accidenti, lì è tutto alla rovescia me lo dimentico sempre. Fate buon viaggio, vi seguirò da qui, un abbraccio.

Invito tutti a seguire il sito di Annamaria, Stefano, Laskan e Olivia: www.percorrendoindue.com, ma soprattutto la loro pagina Facebook e il loro canale Instagram.

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