Chi era Norifumi Abe?

Norifumi Abe era talmente fuori dagli schemi da diventare l’idolo di un giovane pilota italiano che agli esordi decide di farsi chiamare Rossifumi. A dieci anni dalla tragica scomparsa, ti racconto la sua storia.

Quando il [su_highlight background=”#ecac00″]28 settembre 2008 sul podio di Motegi Valentino viene eletto campione del mondo, dedica la vittoria e un dolce ricordo a un altro grande pilota, uno dei suoi idoli prima e avversario poi: Norifumi Abe.[/su_highlight] Nel momento in cui Rossi alza verso il cielo la coppa del suo ottavo titolo, Norick, come era abitualmente chiamato da colleghi e fans, non c’è più da quasi un anno e tra le persone più colpite da questo lutto c’è proprio il suo amico Vale. Se lo porta via a trentadue anni uno stupido incidente stradale causato dalla leggerezza di un camionista nella cittadina di Kawasaki che no, non c’entra nulla con la marca di moto. [su_highlight background=”#ecac00″]È il 7 ottobre 2007 e il fato si porta via uno dei più amati piloti di motociclismo degli anni Novanta.[/su_highlight]

L’amore di Norick per le moto è tanto, le due ruote rimangono la sua vita anche quando esce dalle più prestigiose competizioni mondiali per tornare ai campionati nazionali. Dopo dieci anni di classe regina e due di Superbike, proprio il 2007 è il suo primo anno nella All Japan Superbike Championship che conclude con un buon ottavo posto in sella a una Yamaha R1 prima di quel tragico sette ottobre. Ma quella di Norick è una storia di talento e originalità, iniziata in Giappone molto tempo prima, più precisamente a Tokyo il 7 settembre del 1975.

Figlio di un pilota di auto, già a undici anni primeggia nelle minimoto e nel minicross e a quindici inizia a fare sul serio. Nel 1992 inizia a correre con le 250 nel campionato nazionale e l’anno successivo fa il salto di categoria e diventa [su_highlight background=”#ecac00″]il più giovane ad aggiudicarsi il titolo 500 nell’ All Japan Road Race Championship[/su_highlight], il più importante campionato giapponese. Il mondo si accorge per la prima volta di lui il 24 aprile del 1994, quando il Campionato del Mondo arriva a Suzuka per correre il Gp del Giappone. [su_highlight background=”#ecac00″]Norifumi si iscrive come wild card e cattura l’attenzione: ha uno stile di guida unico, diverso da tutti gli altri, i capelli lunghi e neri che gli spuntano da sotto il casco[/su_highlight] e in qualifica è incredibilmente settimo. Non bastasse, in gara mette in difficoltà assi come Schwantz, Cadalora e Doohan!

[su_highlight background=”#ecac00″]Lotta per la vittoria fino a due giri dalla fine quando una scivolata gli toglie la possibilità di scrivere il proprio nome nella storia della 500 già all’esordio.[/su_highlight] Ma le sue prodezze non passano inosservate né tra il pubblico né tra gli addetti ai lavori e tra gli occhi che guardano ci sono quelli di uno storico campione e di una giovane promessa. Il primo è [su_highlight background=”#ecac00″]Kenny Roberts che, team manager Yamaha, offre a Norick la moto per correre lo stesso anno anche a Brno e Laguna Seca, gare che Abe chiude entrambe al sesto posto[/su_highlight]. Il risultato gli vale una proposta di contratto per correre le due stagioni successive sempre con il team Roberts. [su_highlight background=”#ecac00″]Il secondo a rimanere ammaliato da quell’esile ragazzo giapponese è Valentino Rossi che, all’epoca quindicenne, sogna di approdare al mondiale.[/su_highlight] Il futuro campione si entusiasma a tal punto che decide di assumere il nomignolo Rossifumi proprio in omaggio a Norifumi, un soprannome che gli rimane appiccicato alla tuta per molti anni prima di essere sostituito da “The Doctor”.

Nel 1995 Abe conferma di avere talento con il primo podio in Brasile, ma anche di avere da imparare con diversi errori. Nel 1996 è più consistente, ottiene la sua prima vittoria nel gran premio di casa e conclude il campionato in quinta posizione. Assiste all’incredibile serie di vittorie del “cannibale” Mick Doohan che tra il 1994 e il 1998 è inarrivabile anche quando, sempre in sella alla Yamaha, passa al Team Rainey. Norick si mantiene sempre nelle posizioni che contano e forse gli manca proprio quel pizzico di fortuna in più per raggiungere un palmares all’altezza di quanto mostra con talento e generosità in pista.

[su_highlight background=”#ecac00″]Le storie di Valentino e del suo idolo Norifumi si incrociano tra i cordoli a partire dal 2000[/su_highlight], stagione in cui l’italiano arriva in 500 e vince due gran premi mentre il giapponese per la seconda volta conquista la gara di casa. Per quattro stagioni si affrontano con reciproca stima e rispetto costruendo una bella amicizia. Abe, che ad esclusione della prima gara del 1994 ha sempre corso nel mondiale con Yamaha, negli anni diventa anche un affidabile tester per la casa di Iwata tanto da essere nel 2003 uno dei collaudatori proprio della M1 che l’anno successivo porterà Valentino al titolo. Nello stesso anno sostituisce in alcune occasioni Marco Melandri e nel 2004 corre la sua ultima stagione nel mondiale con la Yamaha del Team Tech 3. Nelle due stagioni successive approda al campionato mondiale Superbike senza tuttavia imprimere il proprio nome tra i vincitori. Ecco perché quella dedica di Valentino, arrivata subito dopo il suo celebre “scusate il ritardo”, è molto più che un pensiero di un amico. Sembra voler consegnare ad Abe un pochino di ciò che la storia non gli ha dato, sembra dare un pezzettino di quel prestigioso riconoscimento anche allo sfortunato Norick, senza il quale probabilmente anche la storia di Valentino non sarebbe stata la stessa.

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