Fiera moto: i 10 visitatori che non vorresti mai incontrare

Fiera moto che vai, ominidi che trovi. Ecco una rassegna degli individui che ti tocca sopportare quando partecipi a un’esposizione.

Frequentando sin dalla giovane età gli eventi fieristici motoristici e avendo avuto molto spesso la fantastica opportunità di viverli da espositore oltre che addetto ai lavori, ho avuto modo di osservare le varie tipologie di visitatori. Ho pensato che fosse giunto il momento di tirare le somme di questa mia analisi antropologica e quindi… Ecco raccolte le 10 persone che inevitabilmente incontri in fiera, ma che vorresti non incontrare mai nella vita:

Ehipupa (Ehipupa Ominidis Erectus ed Ehipupa Ominidis Ridens)

Noto soprattutto per il verso che lo caratterizza, un grugnito sottovoce che sfocia in un ormonale e ostentatamente sicuro “ehipupa”, l’Ehipupa presenzia assiduamente gli eventi fieristici. Si muove in piccoli branchi in genere di 3 al massimo di 5 individui, e ha un’infinità di approcci originali al genere femminile che esercita tutti contemporaneamente chiedendo, a ogni giovane e avvenente hostess che gli offre un volantino: “ehipupa, ma qui c’è il tuo numero?”.
Una variante molto diffusa dell’Ehipupa Ominidis Erectus è l’Ehipupa Ominidis Ridens, riconoscibile per la presenza di acne sul volto anche se cinquantenne e la quasi totale incapacità a formulare il verso tipico degli Ehipupa. Di contro, possiede la straordinaria attitudine a stringere ai fianchi la suddetta hostess mentre si fa immortalare da un compagno di branco in una foto che riguarderà nei momenti di buia solitudine.

Ditus celere (o fotoreporter mancato)

Non è chiaro dove si ritirino i Ditus Celere quando non si muovono con fermento e agitazione tra gli stand fieristici, ma si suppone vengano segregati in anguste gabbie prive di luce, probabilmente progettate in origine per permettere loro di  sviluppare fotografie. Già perché ciò che caratterizza i Ditus Celere sono la rapidità e totale casualità del movimento spazio temporale e l’inseparabile apparecchio fotografico, autentica protesi. Il Ditus Celere non parla, non mangia, non interagisce; il Ditus Celere fotografa. Cosa di preciso non è dato a sapersi, ma lui fotografa. Lo fa con passione o con rapidità, con assorta dedizione o con eccessi di non curanza. Fotografa le ragazze, in qualsiasi momento o posizione esse siano, o le moto in ogni dettaglio, ma tutto ciò non importa perché ciò che conta è unicamente fotografare. Probabilmente non rivedrà mai le foto che scatta ed è assolutamente probabile che, in ogni caso, quelle foto facciano cagare.

Il connesso

Si tratta di una piccola comunità in crescita demografica perenne dagli anni Novanta. Non si distingue per un atteggiamento, un gesto o un aspetto particolare, l’informatico si riconosce soltanto nel momento in cui ti rivolge la sua domanda: sei su internet? Se non ti può trovare su internet non gli interessi: a che servi? Perché sei in fiera se non hai neppure un sito internet? Ma sul tuo sito trovo tutte le info? Allora perché dovrei chiederle a te? Il connesso, di base, è un sociopatico, ma non è cattivo.

Il molesto (o Homo Ubriacus Luppulus)

Il molesto non regge la birra. Purtroppo il prezzo stellare del famoso liquido luppoloso in fiera non basta a fermarlo o scoraggiarlo: lui è lì per divertirsi cazzo, e si divertirà. Poi grida, schiamazza, cerca di mimetizzarsi tra gli Ehipupa e spesso si unisce a loro, ulula alle hostess, vuole salire su tutte le moto esposte e provare come entra la terza a secco mentre con la bocca fa “wroooom wrooom”. Il molesto è sostanzialmente un demente rompicoglioni e l’unico felice della sua presenza in fiera è il gestore del chiosco delle birre.

Quello che fa strada (detto anche il Gengi con la Brema)

Nel caso la sua giacca lunga da moto – preferibilmente Brema beige o nera – non ti avesse già fatto capire tutto di lui, con spirito magnanimo Quello che fa strada viene incontro alla tua scarsa capacità di analisi e te lo dice chiaramente: “no perché io in moto faccio un sacco di strada”. Oppure un altro classico è buttare lì un “in Tunisia…” o “sui Balcani…”. Puoi parlare di qualsiasi cosa con Quello che fa strada ma lui scuoterà con benevolenza la testa come a dire “ma che ne sai te?” finché non usi la formula magica “Giesse”. Nel momento in cui tu dici “Giesse”, Quello che fa strada si illumina, ti riconosce come un suo simile, e inizia a raccontarti tutti i suoi incredibili viaggi (una volta è stato allo Stelvio, pensa!) e alla fine lo ammette con un lieve sorriso di autocompiacimento: “eh sì ho una Giesse”. Amen.

Il biker

Il biker non è cattivo, ma ama illudersi che tu lo possa ritenere tale. È caratterizzato da sguardo severo, talvolta truce e soprattutto dall’inseparabile vest ovvero il gilet di pelle. Alcuni studi negli Stati Uniti stanno cercando di dimostrare come la pelle di quel gilet sia in realtà epidermide dello stesso biker cambiata in un momento di muta puberale. Altrimenti non si spiegherebbe come sia possibile che il biker non può togliersi il suo vest MAI. Il biker ciondola da vero padrone del quartiere fiera e scuote la testa innanzi a “tutta questa modernità”. E mentre ciondola le catene con cui appende tutti i suoi averi, tintinnano. Disprezza con tutto se stesso Quello che fa strada, lo guarda con disgusto e disapprovazione e se potesse prenderebbe a calci ogni Giesse. Se ne vede una si allontana più rapidamente che Superman dalla kryptonite.

L’inserito (Homo salutantis)

Nessuno sa chi è, ma lui conosce tutti. E li saluta. Poi dà di gomito al suo compagno ignaro e gli spiega con delicata premura la sua proverbiale ignoranza. La grande abilità dell’Homo Salutantis è riuscire a trovare per ogni fiera un nuovo accompagnatore da svezzare.

Il cacciatore di gadget (o Branditorem Heroicus)

Se non è gratis non gli interessa, ma se è gratis potrebbe dare la vita pur di averlo anche se non sa cos’è e, dopo che l’ha ottenuto, non sa che farsene. Più roba riesce ad arraffare e portare a casa più la sua missione in fiera ha senso. Già perché, sia chiaro, si tratta di una missione e un singolo adesivo è come una medaglia di guerra ottenuta sul campo. Dopo averla conquistata se ne va fiero brandendola in aria e mostrandola agli amici. Conquistare addirittura una T-shirt è paragonabile ad aver respinto un’intera armata con le proprie mani, ma due secondi più tardi quella maglietta non ha più alcun significato.

Il Prostatico e L’Indignato

In qualsiasi momento del giorno, in qualsiasi luogo possa incrociarti, il prostatico ha una sola ossessione da rivolgerti: “dov’è il bagno?”. Lo chiede sempre, a chiunque anche quando si trova sotto all’insegna con le note lettere WC e se sei un espositore per lui c’è ancora più gusto a chiedertelo perché è certo che tu conoscerai la risposta. Come fai a non saperlo se lavori qui!
Una variante del prostatico è l’indignato che, al contrario di quanto possa far sembrare il nome, non è una persona che ha una reale indignazione da dichiarare, ma semplicemente uno che non trova ciò che sta cercando e quindi… s’indigna. In genere sta cercando “la Ducati” o “la Biemmevù” e la sua espressione di sconcerto alla tua risposta negativa “Non c’è” raggiunge ormai vette assolute d’indignazione da rendere orgoglioso Stanislavskij. In genere si allontana con un diffidente “non è possibile” e lo chiede al successivo malcapitato e via così per tutta la giornata. Se sei fortunato e t’imbatti in uno Smarrito particolarmente loquace, egli interpreterà per te un monologo sull’errore macroscopico di questa o quell’altra assenza, del fondamentale passo falso strategico dei brand manager e di qualsiasi operaio della premiata ditta oggetto del suo sproloquio.

L’affarista

In fiera ci va perché lui fa gli affari. In genere lo riconosci perché indossa berrettino di lana leggermente sollevato perché dopo 8 ore di contrattazioni gli suda la fronte. La razza più evoluta soffre di strabismo, particolarmente utile per tenere sotto controllo le offerte dello stand successivo mentre conclude la trattativa con te. È un tenace, persegue con costanza i propri interessi e alla fine compra tutto e appagato si allontana fino allo stand successivo dove intraprenderà un’altra battaglia. Il godimento del possesso dura quindi pochi passi, ma si tratta di un orgasmo che lo pervade sino nell’intimo, pochi secondi di puro piacere autoindotto. Occorre ricordare che l’affarista sembra prevedibile, ma non lo è, e benché possa apparire come il visitatore perfetto per chi espone, non lo è affatto: è pronto a stupirti con mosse inaspettate e controproposte fantasiose che talvolta valicano addirittura il confine della legalità. Una volta, mentre vendevo i miei DVD, un esemplare di affarista scortato da due Ehipupa è arrivato a propormi di dividere il prezzo per tre e se potevo fornire due DVD vergini per poter fare le copie ai suoi due accompagnatori. L’affarista, al contrario del Branditore Heroicus, ci tiene a pagare – perché lui si sappia non è uno di quelli che scrocca gli adesivi, lui è uno che sa cosa vuole e se lo può permettere – ma pretende lo sconto, suo unico vero incontrastato obiettivo.

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