La “mia” seconda Gibraltar Race

Sono appena rientrato dal vortice della Gibraltar Race 2018 e voglio condividere con te alcune impressioni su questo moto challenge che sta crescendo e sta diventando sempre più importante a livello internazionale. Ecco com’è andata dal mio punto di vista, quello dell’uomo dei media.

Per prima cosa faccio un po’ chiarezza, per permettere a tutti di capire di cosa stiamo parlando. La Gibraltar Race è un moto-challenge basato sulla regolarità e sulla navigazione. Quindi è inappropriato parlare di gara vera e propria anche se in effetti c’è una classifica e c’è un vincitore (quest’anno l’italiano Antonio Berera). Già in questo articolo un paio di anni fa spiegavo Che Cos’è la Gibraltar Race e ti invito a rileggerlo, tuttavia faccio una rapida sintesi. Consiglio anche di dare un’occhiata al sito www.gibraltarrace.com.

La Gibraltar Race 2018 in sintesi:

Moto Raid Experience di Cuneo è la società che organizza questo evento che dura due settimane e taglia l’Europa da est ad ovest su percorsi on e off road. Il percorso copre una distanza di circa 8.000 km e in ogni edizione è diverso. Rimane (o perlomeno è rimasto fino ad oggi) come punto fisso la conclusione a Gibilterra, ma ogni anno è diversa la partenza e il 90% del tracciato. Nella prima edizione fu Atene, nella seconda Burgas sul Mar Nero e quest’anno è stata la Transilvania. Per due settimane i partecipanti passano tra le 10 e le 12 ore in moto al giorno e grossomodo metà del tempo è in fuoristrada. A scanso di equivoci chiarisco questo punto: dovendo percorrere una media di 500 km al giorno è impossibile che metà dei chilometri siano in fuoristrada, ma il grosso del divertimento della Gibraltar Race sta proprio in questa parte nella quale, peraltro, si svolge “il gioco” che decreta la classifica. Il resto del percorso è fatto da trasferimenti su asfalto – come avviene anche alla Dakar per intenderci – su strade secondarie e minori. Molto più raramente si prenderanno strade a scorrimento rapido o autostrade, soltanto quando impossibile fare altrimenti.

gibraltar race motoreetto alla partenza

Il gioco che decreta la classifica e i vincitori è basato sulla regolarità e sulla navigazione. In pratica ogni partecipante ha un logger (fornito dall’organizzazione) e un navigatore GPS (che invece deve possedere). Ogni mattina alla partenza, il pilota li riceve e sul suo navigatore nella notte in gran segreto viene caricata la tappa del giorno. Vedrà indicata come traccia, però, soltanto i tratti di trasferimento, mentre sui tratti in fuoristrada detti “special session” per fare il verso ai rally veri, vedrà soltanto dei waypoints che dovrà collegare con la propria abilità. Dovrà farlo avvicinandosi il più possibile ai tempi indicati dall’organizzazione: un secondo in più o in meno corrisponde a un punto di penalità. Meno punti hai, più bravo sei e quindi… vinci. Ovviamente ci sono tanti altri modi di accumulare penalità, ma in questa sede non mi dilungo e ti invito a dare un’occhiata al regolamento ufficiale. Il logger, invece, deve rimanere sempre acceso e registra tutti i movimenti del pilota durante la giornata. Alla sera i dati vengono scaricati dall’organizzazione che può confrontarli con la traccia corretta e verificare i punti di penalità. Per le emergenze, infine, i piloti sono dotati di una balise che sempre per via satellitare ne rileva la posizione. Questo consente di avere un live-tracking, visibile pubblicamente sul sito della Gibraltar Race, e permette a loro di premere semplicemente un pulsante per attivare il soccorso.

Motoreetto alla Gibraltar Race… 2!

Lo scorso anno Moto Raid Experience mi ha incaricato di seguire la Gibraltar Race come membro dello staff addetto ai media, proposta che si è ripetuta con mia grande soddisfazione anche quest’anno. In pratica il mio compito è quello di seguire tutta la Gibraltar Race e spostarmi di bivacco in bivacco su un veicolo dedicato (lo scorso anno malauguratamente un camper, quest’anno un van), di coordinare i fotografi presenti sul tracciato, di raccogliere il loro materiale, di fare video al bivacco, di conoscere le storie di tutti i partecipanti e di intervistarli e pubblicare ogni giorno video e articoli. Ciò che faccio è in buona sostanza costruire il racconto quotidiano della manifestazione. Il risultato sono i video che ho pubblicato ogni giorno sulla pagina Facebook della Gibraltar Race e sul canale YouTube di Moto Raid Experience e che puoi vedere in questo articolo e il diario che ho tenuto su Moto.it, partner dell’evento.

Si tratta di un bellissimo lavoro perché mi consente di essere nel vivo dell’evento e non chiuso in un ufficio e mi permette soprattutto di conoscere tante persone incredibili nella loro normalità. Mi spiego meglio. Tutti i partecipanti alla Gibraltar Race sono amatori, ovvero comuni motociclisti come me e te. Ok, qualcuno ha magari un passato nelle competizioni, ma oggi nessuno di loro corre in moto per mestiere. Partecipano a una prova dura per se stessi e per la loro moto (prova a fare 500 km di cui 150-200 di fuoristrada ogni giorno per quindici giorni e ne riparliamo) non per la gloria, non per i premi (che francamente… non rappresentano di certo una motivazione sufficiente) ma per soddisfazione personale. Per sentirsi vivi, liberi, per vivere al 100% la cosa che amano fare, per mettersi in gioco, per sfidare se stessi. E io ovviamente li adoro per questo. Tutti, ma proprio tutti, sono persone genuine e questo rende il bivacco un meltin pot di pronunce, dialetti e persino cucina in cui ci sente subito a casa.

Ogni sera adoro girare tra il gazebo olandese e quello inglese per scuriosare su cosa bolle in pentola. In quest’ultimo, ad esempio, mentre Mark cambia gomme e ripara le moto dei suoi assistiti britannici, Donna mi mostra sempre orgogliosa cosa sta facendo sfrigolare sulla piastra. E alla mattina non mancano ovviamente uova e bacon prima dello start!

motoreettto alla gibraltar race

La mia giornata tipo alla Gibraltar Race

A proposito di routine, forse ti interessa sapere come si svolge la mia giornata alla Gibraltar Race. Il risveglio è verso le 6, afferro la telecamera e vado al punto di partenza passando per il bivacco. Così controllo se ci sono imprevisti, se tutto è regolare. Nel caso ci sia qualche novità dell’ultimo minuto, qualcuno che nella notte non è riuscito a riparare il guasto oppure ci è riuscito all’ultimo, cerco di cogliere il momento, di farmi raccontare. Alle 7 parte il primo pilota. Ad eccezione del primo giorno – quando si parte con il numero di gara – e l’ultimo – quando si parte in ordine inverso – l’ordine di partenza è stabilito dalla classifica del giorno prima. Il primo a partire, dunque, non è chi è in testa in classifica generale, ma chi ha raccolto meno penalità nell’ultima tappa. Seguo le procedure di partenza, raccolgo qualche intervista all’ultimo minuto e quando sono partiti tutti i piloti faccio colazione. Di corsa però perché non c’è tempo da perdere. Se sono fortunato sono avanzate uova e pancetta o il buon Guido ha tenuto da parte pane burro e marmellata (che lusso!), altrimenti… quello che c’è. Carico la mia borsa sul van e parto per raggiungere il bivacco successivo. Ci possono volere dalle 4 alle 6 ore per coprire la distanza, per cui spesso durante il viaggio mi metto a lavorare al computer scaricando e montando i video e scrivendo gli articoli. Beh… ovviamente quando non sono io a guidare… Arrivo al bivacco quando – se tutto è andato per il verso giusto – i piloti stanno facendo l’ultima speciale, quindi tra l’una e le due ore di vantaggio, ma non è sempre così, anzi. Essendo uno dei primi ad arrivare, se c’è tempo aiuto lo staff nella distribuzione degli spazi al bivacco e prendo possesso di quella che sarà per la notte la “sala stampa”. Può essere il bar del campeggio, un tavolo vicino alla cucina, un bungalow… ovunque ci siano prese di corrente e la ricezione sia buona per poter caricare i video. Quando arrivano i piloti inizio a girare il bivacco a caccia di storie. Diventano tutti grandi amici per cui ogni giorno che passa aumenta il tempo richiesto per questo giro di chiacchiere. Ho sempre con me la telecamera ovviamente, così posso catturare le interviste migliori “a caldo”. Ritorno prima di cena al mio computer per scaricare il materiale che arriva dai fotografi che erano nei tratti di speciale che sono il mitico (o mitologico) Alessio Corradini e la new entry Massimo Di Trapani. Due grandi. Da loro dipende la qualità del mio lavoro, per cui cerco di viziarli quando posso concedendo i posti migliori nel bungalow o procurando una birra fresca. Anche se, ammetto, sono spesso più premurosi loro nei miei confronti che io nei loro. Mentre i piloti cenano io pubblico il video del giorno prima e tra un boccone e l’altro inizio a editare il video nuovo. La lavorazione va avanti finché gli occhi lo consentono, sempre tra una parola e l’altra con i piloti e i colleghi dello staff. In altre parole in un’atmosfera sempre piacevole e conviviale a me tocca la parte di quello che sta a fissare lo schermo. Quando il sonno si fa importante, chiudo e mi infilo in branda con l’obiettivo di concedermi quelle 4-5 ore di sonno.

Grazie di cuore a Lucie Olachova per le immagini rubate durante i vari bivacchi. Se lo avessi saputo, sarei andato dal barbiere.

La Gibraltar Race di domani

La Gibraltar Race è una manifestazione che è cresciuta parecchio in questi tre anni e ti confesso che mi auguro che un pizzico di merito sia anche per il lavoro svolto in queste due edizioni per raccontarla. Di certo è una formula vincente che piace a molti, ha una grande potenzialità e di certo organizzarla non è affatto semplice. Il solo fatto che ogni anno il percorso cambi implica per gli organizzatori un enorme lavoro di scouting nei mesi precedenti e non è sempre facile poterlo fare. Quest’anno, ad esempio, le abbondanti nevicate prima e piogge poi hanno reso questo compito praticamente impossibile fino a pochi giorni dalla partenza. Per non parlare delle difficoltà di trovare nei punti giusti dei campeggi o delle strutture in grado di ospitare un bivacco fatto da circa 150 persone con i servizi idonei, per finire con la logistica che vede ogni mattina partire i truck con le attrezzature di tutti i piloti, le gomme e tutto il resto in direzione del prossimo bivacco. Una grossa macchina complessa che si muove veloce attraverso l’Europa e che richiede ogni anno di essere ristudiata e affinata. Ho notato grandi passi in avanti e l’esperienza insegna a tutti come affrontare le situazioni; di certo ci sono ancora tanti aspetti che possono essere migliorati ma posso dire che lo staff di Moto Raid Experience e anche tutti i volontari hanno fatto davvero un grandissimo lavoro. A loro rivolgo la mia gratitudine per la qualità del tempo passato assieme.

Ma è già ora di mettersi al lavoro per l’edizione 2019 che sono certo avrà altre importanti novità. Spero di poter essere ancora qui a raccontarti giorno per giorno questa pazza Gibraltar Race.

#RideMore

You May Also Like