Prova Borile B 300 CR, guidata in anteprima

Prova Borile B 300 CR: ho guidato in anteprima il primo esemplare, ti racconto come va e ti faccio sentire il rombo della piccola cafè racer italiana!

Borile B 300 CR – testo Motoreetto.it, foto Luca Rocca.

Borile B 300 CR, ne sto parlando da qualche giorno, da quando ne hanno annunciato la presentazione e hanno organizzato l’unveiling ufficiale un paio di settimane fa (QUI l’articolo). Ne parlo così tanto per due motivi: simpatia per la piccola realtà di Borile Motociclette, e interesse per un segmento, quello delle piccole cilindrate, che meriterebbe di essere valorizzato e soprattutto che merita di avere a mio avviso dei prodotti di appeal come, appunto, questa piccola café racer italiana. La B 300 CR è per l’appunto una moto di appeal, di fascino, benché sia una cubatura “minore” e si inserisca in un segmento di mercato caratterizzato in genere da prodotti che fanno dell’economicità uno dei punti di forza. Ma lei è un pochino nobile, o meglio è artigiana.

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Ricordo ancora quando, sul finire degli anni Novanta e nei primi Duemila, andavo davanti alla vetrina del maestro Umberto Borile a Vo’ Euganeo, ai piedi dei colli patavini. Le prime volte con il motorino e poi con la mia “Cibina” 400 goffamente “caferacerizzata”. Di solito, però, ci capitavo di sabato pomeriggio e la bottega era giustamente chiusa. Casa mia non era lontanissima, attraversavo un paio di statali in mezzo alla campagna e arrivavo sulla strada che costeggia la base dei colli. Mi fermavo nella piazzetta sotto all’insegna verde con quel nome lì scritto come se fosse inglese, e mi mettevo ad ammirare la B 500 CR, così metallica, così pura, senza compromessi nel suo porsi in modo radicale in un territorio di mezzo tra una supermotard di serie e una café racer artigianale. Un po’ la guardavo quasi in segreto e un po’ speravo di incrociare prima o poi l’uomo che le aveva dato forma.

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Passano gli anni, il mondo delle due ruote è piccolo e prima o poi ci si conosce e incontra tutti. Così è andata a finire che Umberto Borile, qualche anno fa, alla fine l’ho conosciuto, ed è stato come rincontrare un vecchio amico. (a proposito, leggiti QUI un’intervista che gli feci esattamente due anni fa) Non ne avevo dubbi.

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Un uomo di una schiettezza disarmante, ancor di più in un’epoca di falsi sorrisi e amicizie di facciata, dettate dall’opportunismo dell’istante. Un artigiano che ragiona con la semplicità diretta del fare e non con calcoli matematici o inciuci diplomatici. Da quel suo approccio nacque la B 500 CR, una moto per pochi, e da quello stesso approccio quindici anni e tanti chilometri dopo nasce la B 300 CR, una moto per molti.

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Qual è la differenza tra le due? Sono due risultati opposti della stessa formula chimica, come due reazioni diametralmente diverse agli stessi ingredienti e agenti. Se la 500 era esplosiva nel suo impatto e la sua impresa fu quella di farci conoscere Borile, questa 300 è calcolata e pensata per costruire quella stessa impresa, nel senso più economico del termine. È figlia del suo tempo e con lei la Borile Motociclette aggiunge alla Multiuso un fondamentale tassello al proprio futuro.

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Non dobbiamo farci ingannare dalle sue dimensioni e catalogarla subito come una moto per principianti, per ragazzini, femminucce o pensionati. O meglio, lo è, perché è per tutti, chiunque è in grado di apprezzarne lo stile e guidarla. La guardi, la soppesi tra le mani, e ti accorgi che è una motoretta speciale: non ha la precisione costruttiva a cui ci ha abituato la grande produzione di serie, ma ha anima, ha stile, dà gusto. Attraversa i decenni, questa piccola B 300 CR: la vedi e pensi sia degli anni Sessanta, ci sali e ci ritrovi alcune asperità dei Settanta con quella sella rigida e piatta, la guidi ed è una moto di oggi che scende in piega più rapidamente di quanto immagini.

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Cammina? La prima preoccupazione pare sia rivolta a quel motore lì che non parla italiano, ma neppure inglese, tedesco, americano o giapponese. Ebbene sì, è un motore cinese, e quindi? Guardiamoci in faccia: possiamo smetterla di avere pregiudizi sulle meccaniche cinesi, specie quando si tratta di un monocilindrico ampiamente diffuso e che ricorda in tutto e per tutto i motori giapponesi da enduro. Se c’è una cosa che in Cina sanno fare è copiare, quindi possiamo stare sereni. Piuttosto basterà un mono da 300 cc a far divertire un orso come il sottoscritto?

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Avvio la B 300 CR con il pulsante e senza tirare l’aria (sì, si tira l’aria del carburatore… probabilmente l’ultima volta che l’hai visto fare era in una foto di tua padre da giovane) e dopo qualche giro a vuoto il mono prende vita con un borbottio bello pieno. Ascolto il sound allo scarico: bello pieno, quasi chiassoso, mi auguro che il modello definitivo, le cui consegne inizieranno a novembre, potrà vantare la stessa identica voce. La frizione è un po’ leggera ed è il primo e unico elemento che mi fa sentire su una moto piccola, il resto è da vera café racer. Butto giù la prima e parto. Un sorriso mi si stampa subito in volto: il motorino è bello reattivo, la moto sensibile e precisa. Affronto le prime curve come se guidassi una sportiva, buttandomi con il corpo verso l’interno, ma capisco subito che sbaglio: la B 300 CR predilige la guida d’altri tempi, preferisce essere buttata lei giù, con la schiena che rimane perpendicolare all’asfalto. E si butta giù che è un piacere: leggerissima e stabile, nel traffico è un gran divertirsi. Il mono quattro valvole fa il suo dovere, non ci si può certo aspettare miracoli, ma quei 27 CV dichiarati sono tutti belli sugli scudi. Merito del peso, del bilanciamento, della messa a punto, fatto sta che dopo pochi metri mi ritrovo già a fantasticare su come “pistolarlo” un altro po’.

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Un leggero spaesamento lo causa l’avantreno: la forcella pare sovradimensionata così come il generoso pneumatico anteriore, tuttavia si prende presto confidenza e ci si sente sicuri mentre si scende in piega come dei teppisti. Le sospensioni sono tarate sul rigido e specie il monoammortizzatore posteriore non gradisce molto le buche, ottimi mi sono parsi i freni, in particolare l’unità anteriore.

Inutile girarci attorno e raccontarsi balle: c’era fretta di vederla, toccarla, provarla e forse per questo su qualche particolare si è andati via svelti. Alcuni dettagli vanno rifiniti meglio (ad esempio la verniciatura degli scarichi, i filetti sul serbatoio, il fissaggio dei blocchetti elettrici al manubrio e della strumentazione stessa), ma la sostanza è di quella buona, la miscela di questo caffè è di quelle belle saporite come piacciono a me: semplice, schietta, godibile.

Non ci resta che aspettare l’EICMA, mettere da parte i 5.850 euro richiesti, e attendere le consegne delle prime Borile B 300 CR, spero di vedere molti giovani riscoprire il gusto di andare in moto con stile e semplicità.

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