Le treccine di Greta, l’auto di Toninelli e l’inadeguatezza

Che Danilo Toninelli – Ministro dei Trasporti chiamato a spingere l’elettrico – compri per sé un’auto Diesel è contraddittorio ma non è certo scandaloso quanto l’inadeguatezza in cui il nostro Paese si crogiuola anziché reagire.

Il caso è sulla bocca di tutti: in un’intervista a TG2 Motori, Danilo Toninelli, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che tra gli altri compiti ha il mandato politico di spingere la mobilità elettrica, ha candidamente ammesso di aver appena acquistato un’auto diesel.

“Ma Ministro! Così finiamo su tutti i giornali!” – è stata la reazione dell’intervistatrice Maria Leitner.

E così è stato.

Il ministro dell’elettrico compra diesel: che problema c’è?

Mi ha colpito molto l’ingenuo stupore con il quale Toninelli, ormai maestro delle gaffes, ha reagito prima a chi lo intervistava e in seguito a chi lo ha criticato per la scelta, come se lui non ricoprisse un ruolo pubblico e per giunta proprio a capo del Ministero dei Trasporti in una fase così importante di cambiamento come quella che stiamo vivendo.

Intendiamoci, il punto non è che macchina usa o compra Toninelli. Predica il passaggio all’elettrico e poi razzola con un’auto a gasolio. Il fatto è contraddittorio ai limiti del comico (sarebbe bastato acquistare un ibrido e non un SUV…), ma i politici da sempre dicono una cosa e ne fanno un’altra con la medesima naturalezza, o no? Il punto vero è il senso di inadeguatezza, reso ancor più evidente nelle goffe giustificazioni:

“oggi in Italia purtroppo non ci sono abbastanza colonnine di autoricarica per l’elettrico”

Da questa semplice affermazione si deduce come il Ministro dei Trasporti italiano abbia una conoscenza quanto meno sommaria di uno degli argomenti chiave del suo mandato. Cosa diavolo sarebbe l’autoricarica Ministro? Non ci sono abbastanza colonnine? Vien da chiedersi: ha mai usato un’auto elettrica Ministro?

Piuttosto, dove sono gli incentivi?

Il suo ministero ha promosso gli incentivi o eco-bonus che dir si voglia sull’acquisto di veicoli elettrici e ibridi. Bene! Bravi! Gli incentivi sarebbero dovuti partire il 1 marzo, ma oggi 19 marzo ancora non si sa nulla della loro effettiva attuazione perché ancora fermi alla fase di pre-registrazione dei concessionari.

Perché non siamo in grado di fare le cose per bene, funzionanti dall’inizio alla fine? Perché ogni volta che c’è un’iniziativa, anche una buona intenzione, tutto si deve complicare e rallentare? Perché nelle altre nazioni le cose si fanno, mentre nel nostro sempre e solo si dicono? Tra qualche anno ci accorgeremo del grave ritardo nel quale è il nostro Paese rispetto ai colleghi Europei e a quel punto l’auto di Toninelli sarà già rottamata come le nostre speranze di tornare a “contare qualcosa”.

E qui veniamo a quanto successo negli ultimi giorni su social e stampa, un tema sul quale mi sono parzialmente espresso via Twitter ma sul quale non sono ancora entrato qui sul blog: l’astio nei confronti di Greta Thunberg.

Perché prendersela con Greta

Dopo la manifestazione del 15 marzo, nella quale tantissimi giovani hanno sfilato nelle piazze di tutto il mondo al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema dei cambiamenti climatici, ho letto messaggi astiosi nei confronti di Greta Thunberg, oramai diventata suo malgrado icona del movimento.

I media vanno a nozze quando possono avere un personaggio da dare in pasto al Colosseo e così hanno fatto con la sedicenne svedese che è diventata da un lato idolatrata e dall’altro vituperata (mettendo in entrambi i casi in secondo piano il suo messaggio).

Lei è solo una ragazza determinata nel perseguire i suoi ideali, una determinazione che l’ha portata a ricevere addirittura una candidatura per il Nobel che, per quanto personalmente stimi quello che sta facendo, trovo quantomeno prematuro. Magari la metà di noi avesse la metà delle palle che ha Greta!

Ciò che non si spiega è perché nel nostro Paese si scateni un moto d’ira nei suoi confronti tra chi vorrebbe “tirarla sotto con la macchina” e chi si sente “a disagio” nel vederla e chi semplicemente deride le sue affermazioni naive senza provare a comprenderne il significato o peggio le sue treccine, come se quelle avessero una qualche rilevanza.

La colpa di Greta (e di chi come lei protesta) è quella di mettere in discussione i dogmi di una generazione miope ed egoista che non vuole assolutamente rinunciare a nulla dei privilegi acquisiti a discapito del pianeta.

A nessuno piace essere criticato, tantomeno da una ragazzina! Ma non è che, per caso, sappiamo che quella ragazzina ha ragione?

Non è per caso che quell’inadeguatezza di Toninelli è anche la nostra inadeguatezza?

Sul tema ambientale si reagisce sempre più con cattiveria e frustrazione, lo vedo ogni volta che parlo di moto elettriche, quando cerco semplicemente di capire quale futuro ci attende.

Una rabbia che in realtà è paura del cambiamento, terrore del dover rinunciare a qualcosa che altro non è che un’abitudine e assomiglia sempre più a un vizio.

Così un tema come il rispetto ambientale che dovrebbe vederci tutti semplicemente uniti nel cercare le soluzioni migliori diventa il pretesto per litigare sulle treccine di Greta, sull’auto di Toninelli e su qualsiasi altra stupidaggine con l’enfasi del tifo da stadio. O di qua o di là, sempre e comunque divisi e astiosi.

E dire che basterebbe accogliere la semplice consapevolezza che il mondo non sta morendo, lo stiamo uccidendo noi stessi con le nostre mani.

Immagine di copertina by Spinoza.

#RIDEMORE

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