I Passi delle Dolomiti interdetti alle moto. La mia risposta alla proposta di Messner.

Il traffico estivo su Pordoi, Sella, Gardena e Falzarego è troppo intenso: Messner propone le fasce orarie per favorire il turismo in bici, il turismo di qualità. Ecco ciò che penso.

Pare che ultimamente ce l’abbiano tutti con i motociclisti (se non lo sapessi c’è un lungo dibattito in corso sull’uso delle moto in fuoristrada). Siamo sempre stati brutti sporchi e cattivi, si sa, ma nell’aria ultimamente c’è più acredine. La puzza si sente e, temo, non sia solo quella dei nostri maleodoranti e “pericolosissimi” gas di scarico. Inquiniamo (tantissimo eh!) e facciamo rumore. Se a questo aggiungiamo che alcuni di noi non vogliono proprio capirla di rispettare anche la minima regola non solo del codice stradale, ma neppure del buon senso, allora è facile intuire come possiamo stare sul cazzo a molti se non a tutti. Giustificatamente pure.

Da tanto tempo cerco di far capire ai motociclisti l’importanza di “sapersi comportare”, di rispettare gli altri e i luoghi. Da ancor più tempo cerco di spiegare ai non motociclisti che chi va in moto non è un assatanato, un distruttore o banalmente un pericolo, ma può rappresentare una risorsa.

Il motociclista è un turista. Si muove, scopre, alloggia, mangia, acquista benzina (molta)… in altre parole alimenta l’azienda turistica anche in paesini remoti. In un giorno ne può vedere anche tanti di più di un ciclista. Eppure è sempre malvisto.

L’ultimo in ordine di tempo è Reinhold Messner. L’alpinista ambientalista (e imprenditore turistico) ha proposto di interdire alle moto dalle 10 alle 15 dei giorni estivi i Passi Dolomitici, ambita meta di molte nostre escursioni. L’idea è che i ciclisti possano godersi in tranquillità questi luoghi senza paura di essere investiti. Lo capisco al 100%.

Qui l’articolo del Corriere dellla Sera con la proposta di Messner.

Piacerebbe anche a noi motociclisti goderci quelle stesse Dolomiti senza dover schivare scriteriati che si gettano giù dal passo in bici come se stessero per conquistare la maglia rosa. O senza trovarsi intruppati in gruppi di ciclisti che non ti fanno passare mentre chiacchierano. O anche dietro a quelle odiose roulotte. Già… perché non eliminiamo tutte le roulotte?

Invece i brutti e cattivi sono sempre quelli con le moto.

Ciò che fa più male, però, dell’invettiva di Messner è che il ciclismo rappresenterebbe “Turismo di qualità”, mentre il motociclismo no. Vorrei poterne discutere numeri alla mano, per ora incasso il colpo, ma non credo che le cose stiano proprio così.

Vorrei avere un prospetto di quanto spende in media un ciclista che si porta le barrette energetiche da casa e un motociclista in una giornata nella stessa valle.

Alle parole di Messner molti hanno innalzato gli scudi, anch’io mi sono risentito.

In tutta onestà, però, Messner non mi trova in totale disaccordo.

Spero si valutino anche altre soluzioni, ma posso essere d’accordo sulla necessità di un’iniziativa al riguardo. Nessuno può pensare di avere il diritto di passare su una strada al posto di altri. La strada non è dei ciclisti, non è dei motociclisti è di tutti. Se offrire delle fasce orarie può essere la soluzione al traffico, sono d’accordo, ma non sono d’accordo nel discriminare (ancora una volta) chi va in moto aggrappandosi sempre a questioni come l’inquinamento o la presunta poca civiltà.

Ricordiamo che chi va in moto paga assicurazione e bollo. Piuttosto salati pure. Paga anche tutti i pedaggi possibili immaginabili e raramente ha sconti rispetto alle auto. Ai ciclisti raramente viene chiesto un pagamento, ma nessuno di noi motociclisti ha mai gridato allo scandalo. Siamo tutti d’accordo che il ciclismo, utenza debole della strada (come se la moto fosse un’utenza forte… chiaro che non lo è!) vada aiutato e protetto.

Si cita spesso come esempio lo Stelvio che riserva due giorni l’anno alle bici: la “Giornata della bicicletta” (quest’anno è il 27 agosto) e il “Mapei Day” (10 luglio). Proprio lo Stelvio è oggetto di un riassetto e, pare, potrebbe diventare a pagamento per auto, moto e anche bici. Il ticket andrebbe a finanziare un lavoro di riqualificazione atto a… attrarre ancora più turismo. Però, pare, vogliano che sia turismo di famiglie, che evidentemente spendono ancora di più dei virtuosi ciclisti.

I passi di Sella, Gardena, Pordoi e Campolongo restano invece chiusi ai motori un giorno all’anno per il Sellaronda Bike Day. Il Passo del Rombo invece è a pagamento per tutti come il Großglockner del resto. In Francia, invece, molti passi alpini hanno giornate riservate alle bici.

Come detto non sono contrario di base alle regolamentazioni e alle inibizioni momentanee di strade, purché opportunamente comunicate.

Perché ogni tanto questa strada la chiudiamo PER i motociclisti e non AI motociclisti?

Perché non riusciamo mai a far sentire le nostre motivazioni e presenza?

Dalle 10 alle 15 passano solo i ciclisti? Ok! Allora dalle 15 alle 17 solo i motociclisti! Perché non si può fare? Anche noi vogliamo godere dei Passi Dolomitici. Facciamo fasce per tutti! Tranne che per le roulotte. Quelle proprio devono sparire 😀 (se non si capisse sto ironizzando)

Non sono neppure del tutto contrario al pagamento di un balzello, a patto di vedere che effettivamente porta a benefici sul mantenimento del luogo e non è solo un altro modo di spremerci.

Ciò che proprio non sopporto è l’essere discriminato come visitatore perché arrivo su un motore, come se i ciclisti – con rispetto parlando – fossero in tutto e per tutto dei modelli da seguire soltanto perché pedalano. È ridicolo. Molti motociclisti sono anche ciclisti e sanno benissimo che una passione non esclude l’altra o le è nemica. Forse la stessa persona cambia e diventa buona solo quando pedala?

Come è chiaro che incidenti capitano per responsabilità condivise dalle parti. Spesso mi sono trovato a dover reagire prontamente a un comportamento dissennato di un ciclista. Dirò di più. Proprio sul Passo Pordoi anni fa ero al seguito di una nota manifestazione d’auto d’epoca con la mia moto quando l’imprudenza di un ciclista costò la vita a una partecipante. Al termine di una discesa a piena velocità, il ciclista non riuscì a frenare in tempo per fare il tornante. L’auto e il corpo di lei gli impedirono di volare giù dal burrone. Ironicamente, lei gli salvò la vita.

Riguarda i miei report su

Passo dello Stelvio

Passo Gavia

Gole del Verdon

Passo San Boldo

4 comments
  1. caro messner, quando tu e tuoi colleghi ambientologi porteranno soldi, risore ed economia al pari delle moto, allora potrai parlare e pontificare dal tuo divano in pelle umana o da uno dei tuoi vuoti musei. Eliminare categorie non paga e non aiuta l’ambiente. Vorresti chiudere o limitare il traffico nei passi, nei boschi, n montagna… poi vai tu a pulire i sentieri. Poi fai tu un bonifico al commerciante sul passo. Poi pensi tu a mantenere alto il numero dei turisti in valle.
    lascia stare, goditi la pensione che anche per te i tempi sono cambiati, se non sei sereno adeguati. Oppure comprati un’enduro e comincia a cpiere che non esiste solo lo scarpone.

  2. Tra l’altro non è che tutti possono farsi lo Stelvio o il Falsarego in bici, c’è anche gente che non può per problemi fisici… Ora va bene che io non posso farli nemmeno in moto e dovrei andare in auto, però il concetto rimane.

  3. Ho fatto qualche giorno fa lo stelvio per la prima volta…ci sono camper che sputano nuvole nere…ma i camperisti sono green…
    A mio avviso l’italia tutta e’ di tutti
    E quindi tutti possono viSitArla con qualsiasi mezzo…e i ciclisti possono lanciarsi a 80 e passa in discesa ognuno e responsa delle proprie azioni. I diVieti come quelli riportati in questo post servono solo agli snob e radicalchic…la qualita e come la privacy, serve a trovate scuse per comodita’ di parte…

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