Mad Bobber, la 009 di Officine Sbrannetti

Mad Bobber è l’ultima nata delle Officine Sbrannetti. I ragazzi di La Spezia, stavolta, sono partiti da un’umile e storica base: una Suzuki GS400 del 1978.

I ragazzi di Officine Sbrannetti non disdegnano le basi più “umili” e rugginose e per la loro #009 battezzata Mad Bobber si sono trovati per le mani una pacata, datata e un po’ anonima GS400 degli anni Settanta. Poteva durare così nel garage di Cadimare? Ovviamente no.

Per conoscerli meglio non perderti la mia video intervista esclusiva.

Non ci dilunghiamo sui lavori di recupero: soprattutto il motore della piccola Suzuki si presentava in pessime condizioni e quindi è stata necessaria ben più che una semplice pulita e qualche intervento di restauro meccanico. Per il resto gli Officine Sbrannetti si sono concentrati nel voler tirar fuori dalla GS più personalità possibile. Come? Facendo emergere tratti bobber e richiamando per certi versi lo stile di Brat Style. Le prime attenzioni sono state perciò dedicate all’assetto, ribassato pesantemente. Gli ammortizzatori posteriori sono notevolmente più corti degli originali e anche la corsa della forcella è stata ridotta. Il telaietto reggisella è stato accorciato e lavorato per ospitare un nuovo parafango in acciaio modificato e adattato al telaio stesso. Lì sopra si adagia una sella creata ad hoc dal fidato collaboratore Andrea di LA 1972 (qui il suo sito), ormai presenza imprescindibile dello “Sbrannetti style”. Andrea ha lavorato una sella bassa e sinuosa partendo da un foglio di metallo per seguire meglio le forme della Mad Bobber. Opera sempre di LA 1972 è la cinghia in cuoio che, assieme al logo sul serbatoio, è la firma distintiva delle creazione degli Sbrannetti.

Anche il serbatoio originale della Suzuki GS 400 è stato sostituito da questo, estirpato da una vecchia Suzuki e ritrovato in Olanda: molto più piccolo e stretto rispetto all’originale è stato fonte di parecchi grattacapi per Jody e soci. La fresa ha poi colpito i fianchetti di serie, tagliati e risagomati per essere meno “invasivi”; i cerchi sono stati sabbiati e riverniciati a polvere e hanno ricevuto nuovi raggi. A completare il quadro ci pensano poi accessori come il farto anterioriore Mini Bates con staffa realizzata a mano dai ragazzi, stop posteriore con luce targa integrata, strumentazione, manubrio, pompa freno anteriore, disco anteriore pieno, tubi freno in treccia, nuovi indicatori di direzione e impianto di scarico con finitura in nero termico e silenziatori Megaton.

La Mad Bobber è verde quindi non tradisce gli stilemi cari a Officine Sbrannetti. Stavolta la verniciatura di serbatoio e parafango posteriore è quantomai particolare e impreziosita da un trattamento metal flake che la rende meno rude delle precedenti ed è opera di TP Design di Pierluigi Tagliagambe che ha realizzato un doppio verde, metal flake e lucido diviso da un sottile filetto nero. Chiudono il cerchio i carter ripassati con un tocco di classe nero goffrato.

Ultimo atto di follia per meritarsi in tutto e per tutto l’appellativo di Mad Bobber, sono gli pneumatici “discordi” con un Firestone al posteriore e un tassello pronunciato all’avantreno che preannunciano un comportamento stradale – diciamo – da domare 😀

E bravi gli Officine Sbrannetti, pure stavolta hanno lavorato con attenzione e gusto.

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